Ministry of the Interior of the Italian Republic

10/07/2024 | Press release | Distributed by Public on 10/07/2024 01:24

«C'è chi cavalca la crisi e mira a destabilizzare. Giusto vietare il corteo»

7 Ottobre 2024
Tema
Intervista del Ministro dell'Interno al quotidiano Il Messaggero

di Francesco Malfetano

Ministro Matteo Piantedosi, Roma èblindata dopo gli scontri di sabato e in vista delle manifestazioni di oggi peril 7ottobre. C'è un rischio attentati aumentato? Quali sono i segnali?

«Non ci sono informazioni specifiche su azioni ostili in corso di organizzazione sul nostro territorio nazionale. Come tuttavia si è visto da ultimo nella manifestazione di sabato, c'è una crescente radicalizzazione di alcune posizioni e la evidente suggestione di alcuni di cavalcare i temi della crisi insorta con gli attacchi del 7 ottobre scorso allo scopo di rinnovare comportamenti e progetti di destabilizzazione, creando un clima di tensione. Tutto questo ci ha imposto di elevare al massimo livello tutte le attività sia di prevenzione sia di presidio a difesa degli obiettivi sensibili. Le forze di polizia, come sempre, hanno predisposto servizi e misure con l'obiettivo di scongiurare ogni possibile criticità, tanto più in occasione di una ricorrenza come questa».

Vede connessioni dirette tra la tensione in Italia e la crisi in Medio Oriente? O magari con la guerra in Ucraina?

«È soprattutto in relazione all'acuirsi della crisi in Medio Oriente che stiamo registrando evidenti riflessi sul nostro Paese, al pari di quanto succede un po' in tutto il mondo. Come detto, ciò costituisce il principale fattore di preoccupazione di possibili crescenti processi di radicalizzazione islamista e perché rappresenta un richiamo all'azione di appartenenti alle varie aree dell'antagonismo, sempre alla ricerca di temi da cavalcare. Il conflitto tra Russia e Ucraina, invece, ci espone a tutti i rischi di una guerra ibrida e di propaganda che possono colpire noi e tutti gli alleati NATO».

C'è un allarme sui lupi solitari? Avete individuato aree o cellule più interessate?

«Il rischio di azioni individuali rappresenta da sempre la principale preoccupazione degli apparati di sicurezza proprio perché più insidiose e più difficili da intercettare preventivamente. L'impegno in chiave di massima prevenzione finora messo in campo è stato di grande importanza: solo per citare un dato dal 7 ottobre scorso abbiamo allontanato dal nostro territorio 90 persone che rappresentavano un rischio per la sicurezza nazionale».

È preoccupato per oggi? Sabato, a costo di 34 agenti feriti, sono stati contenuti i danni. Il 12si terrà una manifestazione autorizzata pro Palestina, prevedete che in strada vi siano anche frange violente e infiltrati? Come pensate di gestirle?

«Credo che i fatti abbiano dimostrato che avevamo visto giusto nel decidere il divieto. Si è trattato di una decisione fondata su elementi oggettivi grazie alla quale si è potuto evitare che manipoli dì violenti si confondessero ancor più facilmente in una manifestazione significativamente più numerosa, per realizzare l'unico reale obiettivo di esprimere violenza. E questo si coglieva già dai proclami che avevano accompagnato alcuni preavvisi della manifestazione, anche con inaccettabili riferimenti alla volontà di celebrare un eccidio. Contenendo con equilibrio i manifestanti, le forze di polizia hanno salvato il centro di Roma da probabili violenze e da danneggiamenti che sarebbero stati difficilmente controllabili. Nelle immagini che abbiamo visto c'è la riprova della fondatezza dei ragionamenti, alla base dell'emanazione del divieto».

Si è appena concluso il G7 di Mirabella Eclano, in Irpinia, dove ha ospitato i suoi colleghi: si è firmato un piano d'azione contro i trafficanti di uomini, ce lo illustra in breve?

«Intorno al tavolo si sono riuniti ministri dell'Interno di governi che sono espressione di orientamenti politici diversificati e tuttavia abbiamo riscontrato una convergenza totale sulla necessità di contrastare una immigrazione incontrollata che di fatto è organizzata dal business dei trafficanti di uomini. L'Action Plan prevede alcune importanti linee d'azione operative. In particolare si punta al rafforzamento delle capacità investigative delle Forze di Polizia ed a una più stretta cooperazione internazionale, giudiziaria e di polizia. Si persegue un'intensificazione della cooperazione con i Paesi terzi di origine e di transito dei flussi migratori irregolari. Si è condivisa l'esigenza di realizzare campagne di informazione per mostrare i rischi a cui vanno incontro i migranti quando mettono la loro vita nelle mani degli scafisti. E visto che questi trafficanti utilizzano sempre più metodi di tipo mafioso, l'expertise maturata dall'Italia in questo campo fornirà di sicuro un importante contributo per contrastare il traffico di migranti. Un pilastro fondamentale sarà la cooperazione di polizia da realizzarsi attraverso la creazione di una rete di unità specializzate in crimini e indagini nel traffico di migranti. Queste unità specializzate dovranno mantenere un focus sulle indagini finanziarie seguendo il noto approccio del follow the money».

Si discute molto anche del tema cittadinanza, con uno scontro piuttosto aperto tra una parte della Lega e FI. Lei che ne pensa dello Ius ltaliae lanciato da Antonio Tajani?

«Non voglio entrare pubblicamente nel confronto tra legittime posizioni interne alla maggioranza che sostiene il governo poiché ogni mia parola rischierebbe di essere strumentalizzata. Da quando è stata avviata una discussione sull'argomento si sono dette diverse cose giuste: dall'esigenza di tenere sempre vivo il monitoraggio sull'adeguatezza di una legge rispetto ai mutati contesti, alla constatazione che l'Italia, con la normativa vigente, è il Paese che riconosce il maggior numero di cittadinanze in Europa. Segnalo solo l'esigenza che la discussione tenga in debito conto di non trasmettere messaggi distorti e falsamente attrattivi a chi volesse raggiungere il nostro paese e l'Europa affidandosi ai trafficanti di esseri umani».

Un altro fronte di cui si è parlato molto negli ultimi giorni è quello della cybersicurezza. Un 24enne che vive vicino alla Garbatella ha bucato isistemi del Ministero della Difesa. Che tipo di vicenda è? Parliamo di un giovane fuori controllo corrispondeva a qualcuno?

«La vicenda è ora all'esame dell'Autorità Giudiziaria. Sono in corso gli approfondimenti per appurare se si è trattato di una attività di un soggetto isolato. Ad ogni modo è l'ennesimo caso che dimostra l'importanza che lo Stato si attrezzi adeguatamente nei confronti della minaccia cibernetica poiché la rete è diventata l'ambito nel quale si muovono le principali attività delle istituzioni pubbliche, dei grandi soggetti privati e della quasi totalità dei cittadini. Anche di questo abbiamo parlato al G7 in Irpinia e tra l'altro abbiamo convenuto che gli Stati devono organizzarsi con professionalità che siano in grado di competere e sopravanzare l'azione dei criminali. Sebbene le tecnologie siano cambiate, gli strumenti investigativi più efficaci restano i medesimi: lo scambio rapido delle informazioni; il sequestro e la confisca dei beni virtuali; la possibilità per le Forze di Polizia di accedere ai dati in caso di reati gravi e nel rispetto di precisi requisiti legali. Inoltre abbiamo tutti concordato nel ritenere che questa sfida potrà essere vinta grazie alla collaborazione degli Internet Providers, i quali dovranno garantire un atteggiamento collaborativo con le Autorità e aiutarci nell'individuare coloro che commettono gravi crimini».