ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

09/24/2024 | Press release | Distributed by Public on 09/24/2024 02:37

Turchia: priorità economiche all’ombra delle tensioni regionali

Il risanamento dell'economica rimane la priorità del governo turco in un contesto politico interno in cui si riverberano le tensioni regionali provocate dal conflitto a Gaza. La crisi nella Striscia non manca di influire anche sull'azione esterna di Ankara che, tra successi e battute d'arresto, prosegue nella sua politica di normalizzazione con i vicini arabi avviata oltre tre anni fa.

Quadro interno

La politica interna in Turchia continua a essere influenzata dall'instabilità mediorientale, in primis dalla guerra tra Israele e Hamas e dai suoi riverberi regionali. Se nella fase iniziale del conflitto a Gaza i tentennamenti del governo turco nei confronti di Tel Aviv sono stati una delle cause della sconfitta del Partito giustizia e sviluppo (Akp) alle elezioni amministrative di maggio, negli ultimi mesi l'inasprimento delle posizioni nei confronti di Israele - a partire dalla sospensione delle relazioni commerciali lo scorso maggio[1] - ha trovato ampio sostegno da parte di una popolazione tradizionalmente vicina alla causa palestinese. Non sorprende pertanto che l'uccisione di Ismail Haniyeh a Teheran alla fine di luglio abbia provocato nuove manifestazioni di protesta a Istanbul nei confronti dell'azione israeliana[2] nonché una dura condanna del governo Netanyahu da parte del presidente Recep Tayyip Erdoğan che proprio lo scorso aprile aveva ricevuto il leader politico di Hamas a Istanbul. Alla luce degli stretti legami tra la leadership turca e l'ala politica dell'organizzazione militante palestinese - dal 2011 infatti la Turchia ha fornito sostegno logistico consentendo ai leader politici di Hamas di operare sul proprio territorio - il governo di Ankara non solo ha proclamato un giorno di lutto nazionale per commemorare la morte di Haniyeh, ma ha anche inviato una delegazione di alto livello (tra cui il vice presidente Cevdet Yılmaz e il ministro degli Esteri Hakan Fidan) a Doha in occasione del suo funerale. La Turchia, che considera Hamas un movimento di liberazione partigiano e non un'organizzazione terroristica, ha inoltre presentato ufficialmente a inizio agosto il suo intervento a favore della Palestina presso la Corte internazionale di giustizia nella causa intentata dal Sudafrica contro Israele, a fine dicembre 2023, con l'accusa di genocidio a Gaza[3]. Non da ultimo, il 15 agosto il parlamento turco si è riunito in seduta straordinaria, interrompendo la pausa estiva, in occasione della visita del presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas che proprio all'Assemblea nazionale di Ankara ha pronunciato il suo discorso in cui, tra le altre cose, ha annunciato l'intenzione di recarsi nella Striscia. Dallo scoppio del conflitto il governo turco ha cercato di mediare tra le due principali fazioni palestinesi con l'obiettivo, non semplice, di creare un fronte unitario. Allo stesso tempo, si sta intensificando il dialogo con Hamas nel tentativo di favorire il raggiungimento di un cessate il fuoco a Gaza nonché di incrementare gli aiuti umanitari alla popolazione della Striscia. Sono stati infatti questi i punti al centro dei recenti colloqui tra il capo dell'intelligence turca, İbrahim Kalın, e dirigenti del gruppo palestinese[4].

In un'altra seduta straordinaria, tenutasi il giorno successivo su richiesta delle opposizioni sul caso di Can Atalay - eletto nelle file del Partito repubblicano del popolo (Chp) lo scorso anno, ma privato del seggio a causa di una condanna a 18 anni di reclusione nel 2022 per presunto coinvolgimento nell'organizzazione delle proteste di Gezi Park del 2013 -, l'Assemblea nazionale è stata teatro di una violenta bagarre tra deputati del Chp e membri dell'Akp[5]. L'episodio, scoppiato dopo che un membro del Chp aveva chiesto il reintegro di Atalay nel suo seggio in ottemperanza alla sentenza della Corte costituzionale che a inizio agosto dichiarava nulla la decisione del parlamento[6], ha messo in luce tutte le difficoltà del processo di distensione tra il partito di governo e la principale forza di opposizione, avviato dopo le elezioni amministrative con gli incontri tra il presidente Erdoğan e il leader del Chp Özgür Özel[7].

L'attenzione del governo turco in questi mesi rimane focalizzata sul risanamento dell'economia e sulla riduzione dell'elevato livello di inflazione, obiettivi principali del programma di politica economica lanciato dopo il suo insediamento oltre un anno fa. Prosegue dunque la linea di austerità inaugurata dal ministro del Tesoro e delle Finanze Mehmet Şimşek per ridurre la spesa pubblica e il deficit di bilancio, che nel 2023 è cresciuto in maniera esponenziale rispetto agli 8,6 miliardi di dollari del 2022, attestandosi a 58 miliardi di dollari[8] (ovvero il 5,3% del Pil[9]), il livello più elevato dal 2009. Se l'emergenza causata dal terremoto che ha colpito le province meridionali dell'Anatolia al confine con la Siria nel febbraio dello scorso anno e i costi legati alla ricostruzione sono stati la causa principale dell'aumento del disavanzo pubblico, a questo hanno contribuito anche le generose misure, soprattutto a sostegno dei redditi più bassi, adottate dal governo del presidente Erdoğan prima delle elezioni legislative e presidenziali di maggio 2023.

Proprio nell'ottica di rimpinguare le casse dello stato a metà luglio il governo ha presentato all'Assemblea nazionale un pacchetto di riforme fiscali che prevede, tra le altre cose, l'imposizione di un'aliquota minima del 10% sulle società e un'imposta minima del 15% sul reddito complessivo per le multinazionali con un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro[10]. Il pacchetto predispone inoltre strumenti più ampi di controllo delle società e la possibilità di sanzioni in caso di irregolarità per favorire l'emersione dell'economia sommersa nel paese. L'unica misura a sostegno dei redditi bassi riguarda l'aumento delle pensioni minime di 2.500 lire turche, che vengono portare a 12.500 lire mensili (pari a 378 dollari), per oltre 3 milioni di pensionati[11]. Sebbene l'inflazione rimanga elevata, a partire da giugno si è registrato un trend in decrescita dopo il picco del 75,45% di maggio (il più alto da ottobre 2022 quando era all'82%), con un tasso che dal 71,6% di giugno è sceso al 52% ad agosto[12]. Il mantenimento del tasso di interesse al 50% per il quinto mese consecutivo - dopo successivi aumenti da giugno 2023, quando era all'8,5% su base mensile, il tasso è stato portato al 50% lo scorso marzo - contribuisce a spiegare il calo dei prezzi al consumo che, secondo le previsioni del governo, dovrebbe attestarsi al 38% a fine anno. Proprio in vista di questo obiettivo difficilmente ci sarà una riduzione del tasso di interesse nei mesi successivi, a conferma del consolidamento del cambio di rotta nella politica economica e monetaria impressa dal ministro Şimşek.

Questo cambio di rotta, simboleggiato dall'aumento del tasso d'interesse dopo anni di tassi bassi pur in presenza di un'inflazione galoppante, ha favorito anche un graduale ritorno di capitali stranieri nel paese[13]. L'attrazione di investimenti diretti esteri (Ide) rimane infatti una priorità del governo turco che a luglio ha lanciato una nuova strategia per il periodo 2024-2028 volta ad accrescere la percentuale degli investimenti in Turchia all'1,5% degli Ide mondiali e al 12% a livello regionale[14]. La strategia giunge subito dopo la firma di un accordo con la società cinese Byd, tra le più grandi produttrici di auto elettriche al mondo, per la costruzione di uno stabilimento in Turchia. L'investimento cinese, pari a un miliardo di dollari, è finalizzato alla produzione di 150.000 veicoli l'anno a partire dal 2026[15]. Ma non c'è solo la Cina nella strategia turca. Riportare gli investitori internazionali in Turchia è anche l'obiettivo del prossimo viaggio di Erdoğan a New York in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite[16].

Il nuovo corso economico - con lo stop al sistema di sostegno della lira turca, il ritorno a risparmi in valuta nazionale e la riduzione della domanda di beni esteri che ha avuto un impatto positivo sulla bilancia di conto corrente - ha consentito inoltre alla Turchia di ricostituire le proprie riserve di valuta estera, che nel 2023 si erano progressivamente ridotte fino a registrare un saldo negativo[17]. Ciò ha consentito alla Banca centrale di restituire a fine luglio il deposito del valore di 5 miliardi di dollari che il Fondo saudita per lo sviluppo aveva versato nelle casse turche nel marzo del 2023 a sostegno dell'economia del paese[18].

Relazioni esterne

Sullo sfondo di un contesto mediorientale sempre più instabile a causa della guerra a Gaza e dei molteplici fronti di conflittualità a esso collegati, la Turchia prosegue il suo attivismo diplomatico e gli sforzi di normalizzazione con i paesi arabi. A inizio settembre, la storica visita del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ad Ankara suggella il processo di riconciliazione con l'Egitto che era stato avviato oltre due anni fa. L'incontro con il suo omologo Erdoğan, il secondo dopo quello avvenuto al Cairo lo scorso febbraio, è stato l'occasione per approfondire la cooperazione bilaterale tanto sul piano politico quanto a livello economico, in particolare attraverso la firma di 18 Memorandum d'intesa su un'ampia gamma di settori (dalla difesa all'agricoltura, dall'energia al turismo)[19], e avviare una partnership dall'elevato potenziale economico e politico. Se sul piano economico l'obiettivo è di raddoppiare l'interscambio commerciale, portandolo a 15 miliardi di dollari, a livello geopolitico i due paesi hanno tutto l'interesse a evitare un'escalation di tensione in Medio Oriente, come conseguenza del conflitto nella Striscia e dei diversi fronti di crisi a esso collegati, nonché al raggiungimento di un cessate il fuoco a Gaza, indispensabile tanto per tamponare la crisi umanitaria dei palestinesi della Striscia quanto per favorire una distensione a livello regionale.

L'approccio distensivo portato avanti dal ministro degli Esteri Fidan è valso alla Turchia, grazie anche al sostegno egiziano, la partecipazione al meeting della Lega araba di settembre al Cairo dopo tredici anni di assenza. Se questo segna un indubbio cambio di passo nei rapporti di Ankara con i vicini arabi, non sembrano finora esserci sostanziali progressi con la Siria[20], nonostante le aperture degli scorsi mesi da parte del presidente turco a un incontro con il suo omologo siriano Bashar al-Assad. Se per Erdoğan la riconciliazione con Damasco è una questione anche di politica interna, visto il crescente malcontento nei confronti della consistente presenza di rifugiati siriani sul territorio turco che Ankara vorrebbe almeno in parte rimpatriare, il presidente siriano dal canto suo condiziona ogni ripresa delle relazioni bilaterali al ripristino della situazione del paese prima dello scoppio del conflitto civile nel 2011[21]. Di fatto ciò significa il ritiro delle forze turche dalle aree del nord della Siria, che la Turchia controlla dopo una serie di interventi militari effettuati tra il 2016 e il 2019, come presupposto per ogni tipo di dialogo con Ankara. Da parte turca, tuttavia, non ci sono segnali in tale direzione: il mantenimento della presenza militare nel nord della Siria è infatti per Ankara funzionale al contrasto del terrorismo. È noto infatti che la Turchia vede nei legami delle milizie curde siriane con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) una minaccia alla propria sicurezza nazionale.

Il contrasto al Pkk si è intensificato negli ultimi mesi anche nel nord dell'Iraq, dopo la messa al bando dell'organizzazione curda da parte del governo iracheno nella più ampia cornice del rivvicinamento alla Turchia, sancito con la visita di Erdoğan in Iraq la scorsa primavera. Negli ultimi mesi Ankara e Baghdad, che per anni ha lamentato le violazioni della sua sovranità territoriale da parte turca, hanno firmato una serie di accordi di cooperazione, da ultimo anche in ambito militare, di sicurezza e controterrorismo. Quest'ultimo, siglato a metà agosto ad Ankara da Fidan e dal suo omologo iracheno Fuad Hussien, prevede la creazione di un centro congiunto di coordinamento in materia di sicurezza nella capitale irachena e di un centro congiunto di addestramento e cooperazione nel contrasto al terrorismo a Bashiqa[22]. La base, stabilita dalle forze turche nel nord dell'Iraq nel 2015, è stata a lungo fonte di contrasto con le autorità centrali irachene. Sebbene il ministro Hussein abbia dichiarato che l'area militare passerà sotto il controllo iracheno, non sembra esserci nel testo dell'accordo una esplicita menzione di quando avverrà il ritiro delle forze turche dal territorio iracheno[23].

Negli ultimi mesi si è inoltre rafforzata la cooperazione militare con il Qatar, con cui la Turchia vanta un'alleanza decennale nel quadro del patto di difesa firmato dai due paesi nel 2014. A luglio forze navali e aeree turche sono state dispiegate nella monarchia del Golfo, mentre a fine agosto il ministro della Difesa turco Yaşar Güler ha annunciato la formazione di una squadriglia aerea congiunta - cui la Turchia contribuisce con caccia F-16 - all'interno del comando militare congiunto, istituito nella base militare qatarina di Tariq bin Ziyad nel 2015[24].

Al di là del Medio Oriente, cresce la proiezione della Turchia sul continente africano dove Ankara sta cercando di ritagliarsi anche un ruolo di mediatore. A metà agosto si è infatti svolto nella capitale turca il secondo round di colloqui indiretti tra i ministri degli Esteri di Somalia ed Etiopia con la mediazione del loro omologo turco nel tentativo di ricomporre la disputa che le vede contrapposte[25]. Le relazioni tra i due paesi del Corno d'Africa si sono infatti interrotte lo scorso gennaio, quando Addis Abeba ha annunciato un accordo con il Somaliland che le assicurerebbe un accesso al mare in cambio del riconoscimento dell'indipendenza della regione separatista. Obiettivo della Turchia, che ha consolidati rapporti con entrambi i paesi, è di evitare la destabilizzazione di un'area in cui ha importanti interessi in gioco. L'Etiopia e la Somalia rappresentano infatti il pivot della proiezione di Ankara nell'Africa subsahariana, una proiezione che ha una forte dimensione economica cui si è aggiunta negli ultimi anni anche una componente di sicurezza e difesa[26].

La cooperazione in materia di difesa è diventata negli ultimi anni un elemento sempre più importante di una politica estera che mantiene immutato il suo approccio basato sulla diversificazione delle partnership, sebbene questo comporti per Ankara un complesso bilanciamento tra partner diversi. L'appartenenza alla Nato non impedisce alla Turchia di partecipare ai vertici di forum e organizzazioni a guida russo-cinese, come l'Organizzazione della cooperazione di Shangai (Sco) di cui è partner di dialogo, o il gruppo dei Brics delle economie emergenti, a cui avrebbe chiesto di aderire[27].

[1] V. Talbot, "Turchia: prove di dialogo", in Focus Mediterraneo allargato n. 7, ISPI (a cura di) per Osservatorio di politica internazionale di Parlamento e Maeci, luglio 2024.

[2] "Thousands march in Istanbul to protest the killing of Hamas leader Haniyeh", Reuters, 13 luglio 2024.

[3] R. Soylu, "Turkey joins genocide case against Israel at the ICJ after months-long delay", Middle East Eye, 7 agosto 2024.

[4] "Hamas positive on ceasefire, Israel complicates with new conditions - Kalin", TRT World, 13 settembre 2024.

[5] "Turkish MPs brawl during debate on jailed opposition lawmaker", Reuters, 16 agosto 2024.

[6]Ibidem.

[7] V. Talbot, "Turchia: prove di dialogo"…, cit.

[8] T. Ongun, "Türkiye ran $59B budget deficit in 2023: Official data", Anadolu Agency, 15 gennaio 2024.

[9] A. Samson, "Turkey unveils corporate tax overhaul", Financial Times, 16 luglio 2024.

[10]Ibidem.

[11] N. Devranoglu, "Turkey to lift minimum retirement pay, impose corporate tax", Reuters, 16 luglio 2024.

[12] Turkish Statistical Institute, "Consumer Price Index, August 2024".

[13] A. Samson, "Traders pour billions of dollars into Turkish lira trade", Financial Times, 20 luglio 2024.

[14] "New FDI strategy envisions to make Türkiye production, export center", Daily Sabah, 29 luglio 2024.

[15] M. Sonmez, "What's behind China carmakers' foray into Turkey following BYD deal?", Al-Monitor, 27 luglio 2024.

[16] A. Samson, "Erdoğan courts big business to lure investors back to Turkey", Financial Times, 13 settembre 2024.

[17] A. Samson e A. Al Omran, "Turkey returns $5bn Saudi deposit in show of economic confidence", Financial Times, 24 luglio 2024.

[18]Ibidem.

[19] E. Cousin, "'Better together': Presidents of Egypt, Turkey seek common ground in Ankara", Al Jazeera, 4 settembre 2024.

[20] "Assad sees no progress in normalization with", Daily Sabah, 26 agosto 2024.

[21] Karam Shaar (@Karam__Shaar, X), "The Assad regime has finally reacted to Erdogan's friendly overtures.", 15 luglio 2024.

[22] E. Tekin, "Türkiye, Iraq sign MoU on cooperation in security, military", Anadolu Agency, 15 agosto 2024.

[23] A. Zaman, "Turkey's security pact with Iraq: Which side came out on top?", Al-Monitor, 22 agosto 2024.

[24] "Turkey expands its military presence in Qatar, gaining experience against Rafale aircraft", Nordic Monitor, 30 agosto 2024.

[25] "Turkey hosts another round of talks to ease tensions between Ethiopia and Somalia", AP, 12 agosto 2024.

[26] A. Carbone, F. Donelli, L. Ragazzi e V. Talbot, La Turchia in Africa: ambizioni e interessi di una potenza regionale, Approfondimento ISPI per l'Osservatorio di politica internazionale, dicembre 2024.

[27] S. Hacaoglu e F. Kozok, "Turkey Bids to Join BRICS in Push to Build Alliances Beyond West", Bloomberg, 2 settembre 2024.