ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

09/24/2024 | Press release | Distributed by Public on 09/24/2024 02:37

Egitto: sotto pressione, da Gaza al Corno D’Africa

Sono venti di guerra quelli che l'Egitto si trova ad affrontare in questo complesso quadro geopolitico internazionale: nonostante gli sforzi del governo di Abdel Fattah al-Sisi per raggiungere un accordo con Israele per un cessate il fuoco tra le parti, la guerra a Gaza sembra non trovare ancora una via d'uscita, mentre ritorna la questione ancora aperta della Diga del Grande Rinascimento con l'Etiopia. L'accordo di difesa e cooperazione firmato dal Cairo con la Somalia ha risvegliato le tensioni con l'Etiopia, ma in tale situazione di instabilità, aprire un nuovo fronte potrebbe costare caro all'Egitto.

Quadro interno

Gli ultimi dati economici confermano un trend di ripresa, tuttavia inferiore rispetto alle stime di aprile, che erano ottimiste in quanto sostenute dall'accordo da 8 miliardi di dollari firmato dal Cairo con il Fondo monetario internazionale (Fmi) a marzo. Infatti, secondo la Banca mondiale, la crescita è prevista al 4,2% nell'anno fiscale 2024-25[1], dati confermati anche da un sondaggio condotto da Reuters a luglio 2024 che prevede una crescita del prodotto interno lordo (Pil) del 4% nell'anno fiscale iniziato il 1° luglio 2024, in calo rispetto alla previsione del 4,35% per lo stesso anno formulata ad aprile e del 4,15% formulata a gennaio[2]. La crescita, sempre secondo la Banca mondiale, dovrebbe tuttavia aumentare al 4,6% nell'anno fiscale 2025-26, rafforzando le stime ottimistiche degli economisti rispetto a una concreta ripresa dell'economia egiziana[3].

A maggio 2024 l'agenzia S&P Global Ratings aveva cambiato in positivo l'outlook sul debito sovrano del paese, evidenziando gli effetti di un tasso di cambio flessibile sulla crescita e sulla stabilità economica. Un altro indicatore a sostegno di questo trend positivo è il tasso di inflazione che scende per la prima volta da mesi sotto il 30% attestandosi a 27,1% a giugno (a maggio era al 28,15%), come riportato dall'Agenzia centrale per la mobilitazione pubblica e la statistica (Capmas)[4].

In una conferenza bilaterale sugli investimenti tenutasi al Cairo il 1° luglio 2024, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che le aziende europee sono pronte a firmare accordi per oltre 43 miliardi di dollari con aziende egiziane nel settore dell'energia, della gestione delle acque, dell'edilizia e dei prodotti chimici, della navigazione e automobilistico[5]. L'UE, così come le monarchie del Golfo, hanno molte ragioni per voler aiutare a stabilizzare l'Egitto, con i suoi 111 milioni di abitanti e la sua posizione strategica, con la guerra tra Israele e Hamas che divampa da una parte e la crisi migratoria nel Mediterraneo dall'altra.

È necessario, tuttavia, sottolineare che il paese attraversa ancora una difficile fase soprattutto in seguito allo scoppio della guerra a Gaza che, insieme al conflitto in Sudan del 2023 che ha portato 450.000 rifugiati sudanesi ad attraversare il confine meridionale dell'Egitto, ha messo a dura prova la fragile economia egiziana. A causa degli attacchi houthi nel Mar Rosso contro alcune navi mercantili nei mesi scorsi, l'Egitto ha registrato una riduzione degli scambi commerciali attraverso il Canale di Suez del 50%[6]. Per l'Egitto una riduzione dei traffici di questa entità da Suez indica una perdita di circa 4 miliardi di dollari l'anno, pari al 2% del Pil, indicatore decisamente negativo per un paese che l'anno scorso è stato costretto a utilizzare oltre la metà delle entrate fiscali dello stato per pagare gli interessi sul debito.

Il Cairo è stato abile nel trarre vantaggio dalla crisi, sfruttando i timori occidentali sul fatto che le conseguenze del conflitto a Gaza potessero destabilizzare un paese così strategico per l'area. Tuttavia, il rischio di ricadute rimane, e le iniezioni di liquidità che l'Egitto ha ricevuto nei mesi scorsi dal Fmi, dall'UE e dagli Emirati Arabi Uniti[7] potrebbero mascherare problemi economici la cui soluzione richiede invece cambiamenti strutturali di lungo termine. Una preoccupazione più immediata sarà se il governo riuscirà a rispettare l'accordo con il Fmi basato su tre pilastri: passaggio a un tasso di cambio flessibile, inasprimento della politica fiscale e riduzione della eccessiva presenza dell'esercito nell'economia. Infatti, gli investimenti promessi dall'UE, dalla Cina e dagli Emirati Arabi Uniti potrebbero incontrare la resistenza di alcuni attori, tra cui l'esercito, che è la base del potere di al-Sisi, attenti a mantenere intatti i propri interessi.

Relazioni esterne

L'Egitto, insieme al Qatar, continua a lavorare in prima linea a fianco degli Stati Uniti per raggiungere il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per mantenere aperto il dialogo tra Hamas e il governo di Tel Aviv, riaffermando così il suo ruolo centrale nell'annosa questione israelo-palestinese.

Tuttavia, nonostante i rinnovati sforzi per raggiungere un accordo di cessate il fuoco mediato tra le parti in guerra, a Gaza si continua a combattere e gli sforzi diplomatici sembrano non raggiungere i risultati promessi. L'ultimo ciclo di colloqui tenutosi a Doha a metà agosto 2024, infatti, si è concluso senza una svolta concreta: le trattative sembrano nuovamente essersi arenate sulle ultime condizioni poste dal primo ministro Netanyahu, relative alla pretesa di mantenere il controllo israeliano su alcune zone sensibili di Gaza, ovvero il corridoio Philadelphi, la zona cuscinetto in territorio palestinese lungo il confine tra Gaza e il Sinai, che include il valico di Rafah, e il corridoio Netzarim, che divide in due la Striscia di Gaza. Il corridoio Philadelphi in particolare, una lingua di terra lunga 14 km e larga 100 metri, è stato istituito come zona demilitarizzata dal Trattato di pace di Camp David firmato nel 1979 da Egitto e Israele. In base all'accordo del 1979, Tel Aviv assunse il controllo militare del corridoio mantenendolo, anche dopo gli accordi di Oslo del 1993, fino al 2005 quando, a seguito del ritiro unilaterale delle colonie israeliane dalla Striscia di Gaza, venne deciso che il Cairo avrebbe impiegato guardie di frontiera lungo il percorso, al fine di pattugliare il confine sul lato egiziano, mentre il lato palestinese sarebbe rimasto sotto il controllo dei palestinesi. Negli obiettivi del patto, vi era quello di interrompere il flusso di armi e di contrabbando verso Gaza attraverso i tunnel costruiti per aggirare le barriere. La presa del potere di Hamas nella Striscia, nel 2007, e il conseguente blocco imposto da Israele e dall'Egitto per limitare i movimenti da e per Gaza, nei fatti non ha portato a una concreta soluzione del problema, ma soltanto a un proliferare di nuovi tunnel. Il governo di Tel Aviv propone ora di stabilire otto torri di osservazione lungo il corridoio Philadelphi con la presenza permanente di osservatori dell'Onu e di affidare la gestione del valico di Rafah ad una delegazione dell'UE[8]. Tali condizioni, a oggi, rimangono assolutamente inaccettabili dalla dirigenza di Hamas che si vedrebbe tagliata fuori dal controllo dell'importante frontiera con l'Egitto a vantaggio di Israele. Anche l'Egitto avrebbe respinto qualsiasi presenza che fornisca alle forze militari israeliane un accesso permanente, sostenendo che si tratterebbe di una violazione del Trattato di pace israelo-egiziano del 1979 (che il governo del Cairo già ad aprile aveva minacciato di annullare).

In questa partita, infatti, oltre ad Hamas, che ritiene il ritiro delle forze militari israeliane come una conditio sine quanon per arrivare a un accordo, anche l'Egitto gioca una partita fondamentale. La guerra di Gaza, infatti, pone diverse sfide per il Cairo anche in termini migratori - il rischio che 1,4 milioni di palestinesi rifugiati a Rafah entrino nella penisola del Sinai, con gravi ripercussioni sulla precaria economia egiziana -, e dunque di sicurezza nazionale, minacciata inoltre dal possibile afflusso di gruppi estremisti nel Sinai insieme ai palestinesi. Motivo per il quale qualsiasi azione in direzione di uno spostamento forzoso dei palestinesi nella penisola rappresenterebbe, come più volte dichiarato dal governo del Cairo, una linea rossa insuperabile tale da mettere in discussione anche gli storici rapporti con Tel Aviv[9]. L'Egitto - fermamente convinto di voler evitare un drammatico sfollamento di palestinesi ai suoi confini, con conseguente pericolo di infiltrazione di gruppi estremisti - ha già rafforzato la sicurezza lungo il confine settentrionale, costruendo unrecinto murato di otto miglia quadrate nel deserto del Sinai[10] e schierando diversi carri armati e mezzi corazzati.

Mentre la situazione a Gaza rimane in un pericoloso vicolo cieco, il governo del Cairo deve fare i conti con il ritorno delle tensioni con l'Etiopia per la questione della Diga del Grande Rinascimento etiope (Gerd) che rischiano di estendersi al Corno d'Africa. A metà agosto, infatti, il Cairo ha firmato un patto di difesa e un protocollo di cooperazione militare con la Somalia, con cui si conferma il reciproco impegno a rafforzare i legami bilaterali e consolidare la sicurezza regionale. Il patto è stato firmato durante la visita del 14 agosto del presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud al Cairo, dove ha incontrato il presidente egiziano al-Sisi[11]. L'accordo è stato preceduto da un'intesa tra Mogadiscio e il Cairo per l'invio di militari egiziani come parte di una forza africana di mantenimento della pace in Somalia: l'Egitto, infatti, si sta preparando ad aderire alla Missione di supporto e stabilizzazione dell'Unione africana in Somalia (Aussom), che sostituirà entro gennaio 2025 l'attuale Missione di transizione dell'Unione africana in Somalia (Atmis)[12]. Secondo l'accordo, l'Egitto invierà altri 10.000 soldati nel paese del Corno d'Africa, metà dei quali si unirà alla forza di mantenimento della pace dell'Unione africana, mentre l'altra metà verrà schierata nel paese. Dopo la firma, due aerei militari egiziani C-130, carichi di armi ed equipaggiamento, sono arrivati nella capitale somala, come prima fase della cooperazione militare. L'istituzione di una missione militare in Somalia e l'intenzione dichiarata del Cairo di inviare truppe in una nuova forza di mantenimento della pace metterebbero le truppe egiziane in una pericolosa prossimità alle forze etiopi oltre confine, una situazione che potrebbe accrescere l'instabilità nella zona.

L'alleanza militare tra Egitto e Somalia, in funzione anti-etiope, si inserisce all'interno dell'annosa questione della Gerd, voluta e costruita dall'Etiopia con l'intento di aumentare le capacità idroelettriche da essa generate e di migliorare la condizione del paese bloccato in un circolo vizioso fatto di siccità, emergenza alimentare e deficit energetico. La diga è stata motivo di disaccordo con il Cairo sin dall'inizio della sua costruzione nel 2011. L'Egitto, infatti, fa affidamento sulle acque del Nilo per il 97% del suo fabbisogno idrico: questo fa sì che la disponibilità di acqua rappresenti un problema di sopravvivenza per il paese nordafricano, dunque di sicurezza nazionale. La questione verte sulla mancanza di un accordo sui meccanismi e le tempistiche di riempimento, oltre che sulla quantità di acqua che il progetto della diga sottrarrebbe ai paesi a valle. L'Etiopia ha volutamente rimandato sine die un possibile accordo, rendendo i rapporti con l'Egitto sempre più tesi, nonostante gli sforzi diplomatici del Cairo, delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti per raggiungere un compromesso[13].

Il Cairo, con la richiesta di far parte delle forze di pace africane in Somalia, rafforzerebbe la propria profondità strategica nel continente attraverso il Corno d'Africa, consolidando il suo ruolo nella regione ed esercitando direttamente pressioni su Addis Abeba. La presenza militare dell'Egitto in Somalia, infatti, mira a raggiungere diversi obiettivi: primo, assistere l'esercito somalo e aumentare la sua efficienza in combattimento per affrontare l'organizzazione terroristica islamista al-Shabaab; migliorare la partecipazione di Mogadiscio alla messa in sicurezza dello stretto di Bab el-Mandeb; infine, provocare l'Etiopia che ha riconosciuto il Somaliland e, di riflesso, riattivare le tensioni per la Gerd, questione che giace senza risoluzione, nonostante le pressioni dell'Egitto, da diverso tempo. Infatti, recentemente lo scontro tra Egitto e Etiopia si è intrecciato con la questione del Somaliland: l'Etiopia, a gennaio 2024, ha firmato un accordo della durata di 50 anni con il Somaliland, una regione separatista della Somalia, per la creazione di una base navale e di un porto commerciale lungo 19 km della sua costa sul Mar Rosso, ottenendo il tanto ambito sbocco al mare e riconoscendone dunque l'indipendenza, contrariamente al governo di Mogadiscio che ha definito tale accordo una violazione della sua sovranità. Sostenendo le rivendicazioni della Somalia sul Somaliland e sancendo con il paese del Corno d'Africa un'alleanza militare, l'Egitto riuscirebbe a minacciare direttamente l'Etiopia dai suoi confini. La questione della Gerd è molto spinosa e di difficile risoluzione, almeno nel breve-medio termine. Si ricorda che nell'estate del 2021 l'Egitto si era dichiarato pronto ad un intervento armato se l'Etiopia non avesse accettato un accordo, mediato dalle Nazioni Unite, sulle regole di riempimento e le tempistiche dello stesso. Nonostante l'Etiopia consideri qualsiasi presenza egiziana vicino ai suoi confini come una minaccia alla sua sicurezza e stabilità[14], è improbabile immaginare attualmente uno scenario di conflittualità aperta. L'Egitto è impegnato su più fronti: dal confine libico (dove gestisce passaggi di armi e gruppi estremisti) a quello sudanese per l'arrivo dei profughi, a quello con Israele, per l'attuale conflitto a Gaza. Se consideriamo anche la gravissima crisi economica interna, è poco probabile che il Cairo possa intraprendere una guerra con l'Etiopia. Tuttavia, la sua recente mossa potrebbe destabilizzare il Corno d'Africa, e la geopolitica del Mar Rosso potrebbe complicarsi ulteriormente, coinvolgendo altri attori internazionali e impattando ancor di più sul commercio globale[15].

In questo contesto di instabilità, l'Egitto rafforza i rapporti con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, in una visita ufficiale ad Ankara il 4 settembre 2024 nel loro primo incontro ufficiale dopo 12 anni, ricucendo le relazioni diplomatiche, incrinate da un decennio da divergenze politiche e ideologiche. Questa visita segue una serie di incontri ad alto livello verificatisi negli ultimi tre anni nel solco del processo di de-escalation in Medio Oriente (arrestatosi in parte dopo gli eventi del 7 ottobre 2023). L'Egitto, in grave crisi economica, ha iniziato a considerare i possibili vantaggi derivanti dal miglioramento delle relazioni con la Turchia nei settori del commercio, degli scambi, del turismo e degli investimenti. In occasione dell'incontro, i due paesi hanno firmato diversi accordi nel campo della difesa, dell'energia e del commercio (l'obiettivo è di aumentare gli scambi commerciali annuali tra i due paesi del 50% entro il 2029). Ma soprattutto i due leader hanno aperto la strada per un maggiore coordinamento su alcuni dossier caldi della regione che in passato erano stati oggetto di scontro tra i due governi, la crisi libica e il Mediterraneo orientale, oltre all'attuale guerra a Gaza[16]. Proprio la guerra tra Israele e Hamas sembra essere la questione internazionale su cui al-Sisi ed Erdoğan si sono concentrati maggiormente durante l'incontro ad Ankara. Diversi esperti ritengono che la guerra di Gaza possa rafforzare l'avvicinamento tra il Cairo ed Ankara, mossi dal comune intento di arrivare il prima possibile a un cessate il fuoco[17].

Nell'ambito della sicurezza, nonostante tale accordo non sia ancora stato finalizzato, esiste un interesse da parte egiziana verso l'industria della difesa turca, come evidenziato dalle numerose visite svolte dalle delegazioni egiziane alle aziende turche del settore. Secondo alcune fonti, i due presidenti hanno parlato della possibilità che Ankara venda droni al Cairo[18] nel contesto del crescente ruolo della Turchia come fornitore chiave nell'industria della difesa della regione. La possibile cooperazione in materia di difesa e sicurezza tra l'Egitto e la Turchia, che passerebbe per un'eventuale vendita di droni da parte di Ankara, rappresenterebbe il segnale di una crescente partnership e allineamento sulle questioni regionali: proprio come la normalizzazione politica nelle relazioni Turchia-Golfo ha portato al consolidamento attraverso la cooperazione nell'industria della difesa, le relazioni Turchia-Egitto sono ora pronte a entrare in una fase simile di consolidamento[19].

Il ripristino delle relazioni bilaterali, che richiederà di superare le questioni passate e di impegnarsi concretamente a scendere a compromessi, può portare il Cairo e Ankara a trovare un terreno comune e a promuovere i rispettivi interessi nazionali sia dell'Egitto che della Turchia.

[1] World Bank Group, Global Economic Prospects, giugno 2024.

[2] P. Werr, "Egypt's economy to grow by 4.0% in 2024/25, analysts predict: Reuters poll", Reuters, 23 luglio 2024.

[3] R. Agarwal e A. Mazarei, "Egypt's 2023-24 economic crisis: Will this time be different?", Peterson Institute for International Economics (PIIE), Policy Briefs 24-6, agosto 2024.

[4] J. Dutton, "Egypt's year-on-year inflation drops below 30% in first since January", Al-Monitor, 10 giugno 2024.

[5] E. Laursen, "EU Companies Bet Big On Egypt's Future", Global Finance, 9 luglio 2024.

[6] G. Cafiero, "How Israel's war on Gaza is bleeding Egypt's economy", Al Jazeera, 24 febbraio 2024; "The war in Gaza is exacerbating Egypt's economic collapse", The Economist, 1 febbraio 2024.

[7] A. Melcangi, "Egitto. Cambio di passo o fuoco fatuo?", in Focus Mediterraneo allargaton. 7, ISPI (a cura di) per Osservatorio di politica internazionale di Parlamento e Maeci, luglio 2024.

[8] C. Parker e S. Westfall, "The Philadelphi Corridor, an Israel-Gaza cease-fire obstacle, explained", The Washington Post, 5 settembre 2024.

[9] "Egypt threatens to suspend peace treaty if Israeli offensive expands into Rafah: AP", Ahram Online, 11 febbraio 2024.

[10] "Satellite photos show Egypt building Gaza wall as Israel's Rafah push looms", Al Jazeera, 16 febbraio 2024; S. Said, J. Malsin, "Egypt Builds Walled Enclosure on Border as Israeli Offensive Looms", The Wall Street Journal, 15 febbraio 2024.

[11] A. Sheikh e G. Paravicini, Egypt sends arms to Somalia following security deal, sources say, Reuters, 29 agosto 2024.

[12] S. Asem, "Egypt's military ties with Somalia defy Ethiopian ambitions and tilt power dynamic", Middle East Eye, 13 settembre 2024.

[13] Foundation for Defense of Democracies, "Egypt Deploys Troops, Weapons in Somalia, Raising Tensions in the Horn of Africa", 31 agosto 2024.

[14] A.M. Ali, "Why Egypt is wading into Somalia and Ethiopia's dispute", The New Arab, 27 agosto 2024.

[15] I. Wafula, "Why Ethiopia is so alarmed by an Egypt-Somalia alliance", BBC, 30 agosto 2024.

[16] M. Hassan, "Who is the winner in the Erdogan-Sisi summit?", Middle East Monitor, 12 settembre 2024.

[17]R. Soylu e S. Asem, "Egypt's Sisi visits Turkey for first time after 12-year rift with Erdogan", Middle East Eye, 4 settembre 2024.

[18] E. Cousin, "'Better together': Presidents of Egypt, Turkey seek common ground in Ankara", Al Jazeera, 5 settembre 2024.

[19] G. Cafiero, "Sisi's visit solidifies a new phase in Egypt and Turkey's ties", The New Arab, 10 settembre 2024.