Slow Food Editore S.r.l.

09/20/2024 | Press release | Distributed by Public on 09/20/2024 08:21

Guerre e cibo: la bilancia degli investimenti che affama

Nel mondo aumentano sia il numero di persone che soffrono la fame, sia la spesa per guerre e armamenti. E non è una coincidenza.

Invocare la pace non significa soltanto chiedere che i cannoni cessino di sparare, ma predicare un mondo più equo in cui vivere.

Quante altre volte un uomo potrà voltare il capo, fingendo di non vedere? E quante morti ci vorranno ancora, prima che capisca che ce ne sono state troppe? Domande che, a più di sessant'anni da quando Bob Dylan le mise in musica, costantemente si ripropongono. Oggi, certo, perché siamo alla vigilia della Marcia della Pace del 21 settembre a cui Slow Food Italia prende parte. Ma non soltanto oggi: quegli interrogativi tornano ogni volta che i giornali, le televisioni, la radio raccontano i conflitti che insanguinano il pianeta, ogni volta che la nostra quotidianità incrocia le vicende di chi quelle guerre le osserva da vicino, o le ha vissute e cerca di dimenticarle, ogni volta che facciamo i conti con una realtà così lontana dalla nostra, eppure che tocca centinaia di milioni di persone.

Per quanto tempo dovranno volare le palle di cannone prima che vengano abolite per sempre? Da come soffia il vento, sembrerebbe ancora per parecchio: secondo l'Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma, citato da Greenpeace nel rapporto intitolato 'Economia a mano armata 2024',

nel 2022 le spese militari a livello globale hanno superato i 2.200 miliardi di dollari. Un numero enorme, che Oxfam prova a quantificare: equivale - spiega la confederazione che riunisce le organizzazioni non profit che in tutto il mondo si dedicano alla riduzione della povertà globale - a 42 volte il denaro necessario a fronteggiare le più gravi crisi umanitarie che affliggono la Terra.

Quanto spendiamo per la guerra?

Le spese militari sono in aumento ovunque, e non certo per l'inflazione: i Paesi europei sono arrivati a investire 380 miliardi di dollari per la difesa, 150 in più di quelli del 2014. L'Italia spende tanto, tantissimo: 35,5 miliardi di dollari, di cui quasi 6 miliardi soltanto in armamenti.

Se guardiamo alla questione da un punto di vista squisitamente economico, si tratta di risorse che se investite in altri settori - istruzione, salute e ambiente - produrrebbero ritorni (anche occupazionali) indubbiamente più favorevoli rispetto al settore delle armi. Ma forse vale la pena guardare la faccenda da un punto di vista più articolato: quel denaro, sommato a quello che i Paesi del G7 spendono per spese militari (complessivamente parliamo di 1.200 miliardi di dollari, più della metà della spesa militare complessiva nel mondo), potrebbe salvare milioni di persone se utilizzato in altro modo.

Secondo le stime di Oxfam, se le sette principali economie del mondo tagliassero del 2,9% la loro spesa militare annuale, per una cifra di 35,7 miliardi, si avrebbero risorse sufficienti per azzerare la fame nel mondo e risolvere la crisi del debito estero.

«Il punto è che le risorse economiche per far fronte a emergenze globali ci sarebbero - sostiene Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia -. Quel che manca davvero è la volontà di cambiare.

Per questo ci uniamo al corteo di Assisi, saremo parte di una moltitudine che chiede pace e pane. Un mondo che spende centinaia di miliardi per l'economia militare, e nel contempo sopporta che 735 milioni di persone soffrano la fame, è un mondo che deve urgentemente cambiare». Anche perché guerre e sofferenze sono direttamente proporzionali: l'industria bellica arricchisce pochi, ma affama le sue vittime sempre più numerose.

Unisciti a più di 1 milione di attivisti e oltre 10.000 progetti in 160 Paesi per difendere e promuovere il cibo buono, pulito e giusto. Per tutti.